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Vivere il tempo in modo più allargato con il T.A

  • trainingliberament
  • 22 apr 2020
  • Tempo di lettura: 4 min


Al giorno di oggi “ci sono molti orologi ma poco tempo”. Nella frenesia dei tempi moderni, una corsa spesso inconsapevole verso traguardi che una volta raggiunti non soddisfa più.

Viviamo tutti in uno spazio-tempo che ci richiede il “doppio passaporto”, uno per vivere nelle ore spensierate della giornata, poche; uno per vivere in quelle tormentate dagli imperativi frenetici del nostro stile di vita che tendenzialmente generano, a loro volta, una buona dose di ansia. Faticoso ma sopportabile finché la nostra salute ce lo consente. Ma ce lo ricordiamo ogni giorno che cosa significhi stare in salute e preservare il benessere? Rilevare lo stato del benessere è difficile al giorno d’oggi perché non c’ è mai abbastanza tempo per farlo. Di come stiamo ce ne rendiamo conto quando stiamo male e solitamente il corpo ce ne parla attraverso la sofferenza.

La relatività del tempo


Quando viviamo un momento di sofferenza nella nostra vita, come quando riceviamo la diagnosi di una malattia, il tempo cambia costringendoci a fare i conti con una prospettiva che si restringe. È anche vero però, che non è necessario incappare in una malattia che ci costringe a ripensare alle priorità della vita.

Di fatto sono molte le persone che oggi vivono la sensazione di non aver mai abbastanza tempo e di vivere con frenesia.

Quante volte abbiamo pensato o sentito dire: il giorno dovrebbe essere fatto di 48 ore?… Quando s’impone il senso del “guadagnare tempo”, di fatto siamo già vittime di un atteggiamento che potremmo considerare ansioso. Considerato che questi scrupoli devono trovare il giusto posto dentro una realtà che chiede sempre di fare/avere tutto e subito (a partire dal futurismo abbiamo aumentato la velocità di produrre senza però tenere in considerazione le conseguenze) si è in continua lotta con le lancette dell’orologio e si vive con frustrazione la (p)resa di uno spazio-tempo che ci dia respiro.

Il Training Autogeno per gestire al meglio il tempo

Un prolungato atteggiamento ricco di ansia può portare ad avere: irritabilità, sentimenti di rabbia, frustrazione, difficoltà digestive, problemi del sonno, astenia, tensioni muscolari, cali di energia. In questo scenario diventa necessario ristrutturare il tempo e riuscire a vivere il presente come momento consapevole e denso di significato. Un nuovo modo forse imperfetto ma più sincero. La cosa positiva del “tempo che vola” è che il pilota siamo noi”. Aver tra le mani uno strumento come il Training Autogeno ci consente di “planare sulle cose dall’alto”, con leggerezza ma con maggior consapevolezza. Fra i vari metodi scientifici il training autogeno è tra i più efficaci: essendo particolarmente concentrato sul corpo, invita l’individuo ad aumentare l’ascolto ed il controllo delle proprie funzioni organiche, favorendo, di conseguenza anche una maggiore introspezione e coscienza di sé.

Il T.A. è uno strumento molto utile per il benessere fisico e mentale

La continua e paziente consapevolezza rispetto al proprio corpo e ai cambiamenti che produce il seguire le formule mentali proposte dal T.A, produce nuove modalità a vecchie questioni sintetizzando un vero e proprio cambiamento psicofisico. Riduzione dell’ansia e dello stress, maggior apertura e plasticità alla risoluzione dei problemi, migliore equilibrio psicofisico, recupero energetico sono tra i benefici che può dare la tecnica, se acquisita con l’allenamento.

I pensieri intrusivi e le emozioni ad essi correlate sono molto comuni così come sono comuni i tentativi di evitarli. Tra i validi metodi che abbiamo a disposizione possiamo scegliere di controllare l’ansia e lo stress attraverso l’apprendimento del T.A. Questo strumento ci insegna a silenziare i pensieri disturbanti; un vero e proprio allenamento per la mente a vivere il presente.

La correlazione tra tempo e mente

Nella nostra quotidianità la mente è spesso li: un passo avanti o uno indietro. Quando ci si identifica con essa si sperimenta l’ansia (legata al futuro) o la paura (legata al passato). La mente è legata al tempo, ma se noi le togliamo il tempo la mente si ferma, si riposa, con la possibilità di riordinarsi. Utile per il benessere e come fattore di sostegno alla cura di varie patologie, il T.A. è in grado di migliorare la propria qualità di vita nell’autoregolazione biopsichica dell’organismo. Giacché mente e corpo si influenzano vicendevolmente e a partire da semplici attività mentali (le formule autogene) si producono modificazioni delle funzioni organiche e viceversa. Grazie a ciò cambia il contatto con sé stessi, si alleviano ansie e preoccupazioni di varia natura giungendo a un crescente equilibrio. La chiave di volta di questa tecnica sta nella sua semplicità e di appartenere al nostro orizzonte culturale. Semplice da imparare e da applicare poiché rende il soggetto autonomo nel giungere al processo autogeno.

Un metodo non invasivo per riappropriarsi del proprio tempo

Il T.A è lo spazio per la cura di sé, è prevenzione, è cura, attraverso il quale ci si riappropria di un nuovo tempo, quello del decelerare, poiché per predisporsi all’ascolto di sé è necessario fermarsi e raccogliersi a partire dal proprio corpo. In un epoca fatta di non luoghi ( non lieu) e di non tempi ( la non temporalità è il tempo dell’essere umano pensante), attraverso il T.A ci riappropriamo della soggettività di un tempo nostro, che si fa spazio e si allarga a partire dal nostro corpo e che non si stacca dal pensiero, ma che sfugge alla mera misurazione e si fa largo oltre i suoi confini. In questo modo il Training Autogeno ci dona la possibilità di vivere il tempo in un modo più allargato.

Vissuto la lunghezza il tempo è misurabile al punto da essere monotono e sempre uguale per tutti; vissuto in larghezza è rivestito di indumenti diversi a seconda della consapevolezza cosciente che lo percepisce: è un fenomeno puramente soggettivo che ci consente di allargare la nostra esistenza, riaprire gli occhi con uno sguardo nuovo. Attraverso il T.A si vive il tempo chiarificatore dove il protocollo (ultima fase) è il lascito che riflette parte del “tempo vissuto”, un tempo vacuo inteso come un tempo che fa spazio alla manifestazione (scariche autogene), alla possibilità (sensazioni inattese), alla spontaneità.


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